
Il 15 settembre, a Luino
, celebrazione in grande spolvero della ricorrenza del centenario della sezione locale degli Alpini con una massiccia partecipazione di trentacinque gruppi locali che abbracciavano tutto il territorio, fra i quali non poteva mancare una nutrita delegazione degli Alpini di Brezzo di Bedero.
Fondazione che risale al 29 maggio 1924
e vedeva il momento culminante nella giornata domenicale con il convergere di tutte le delegazioni nella piazza Risorgimento per completare un trittico decollato il venerdi per una tre giorni colma di contenuti e di significati.

Uno schieramento imponente
di penne nere, di gonfaloni, di autorità in rappresentanza dei centri adagiati nei dintorni del capoluogo luinese, una gara di discorsi celebrativi orientati a porre in evidenza i valori che hanno uniformato l’arma durante un percorso di cento anni, nei quali ha potuto distinguersi non solo nelle fasi belliche, ma anche e soprattutto in una serie d’interventi a carattere civile, dove le espressioni di Patria e Nazione hanno assunto un senso che travalica il confine comunemente assegnato a codesti termini.
Come sottolineato, in un eloquente prolusione, dal sindaco di Luino Enrico Bianchi, citando lo scrittore e alpino Mario Rigoni Stern: “Essere di casa tra le cose e nel mondo che vivi”.
Questo é Patria”.
Perciò cento anni di storia
di valori e di tradizioni che hanno attraversato generazioni e che hanno segnato profondamente la comunità, costituiscono un macigno granitico inscalfibile e potrà solo essere proiettato nel futuro per quella continuità di atteggiamentie di comportamenti che hanno omogeneizzato il corpo.
La stessa poetica frase, tipica del corpo, a indicare coloro che sono scomparsi come quelli “che sono andati avanti” è emblematica di un senso di appartenenza irrinunciabile, testimoniato dal labaro ornato da 216 medaglie d’oro: dietro a ciascuna c’è qualcuno che si è sacrificato.

La celebrazione ha seguito uno schema preciso e ordinato.
Dopo la posa della corona d’alloro da parte del generale Sebastiano Favero, accompagnata dalla Canzone del Piave, è seguito, in un momento di commozione e di solennità, l’intonazione del silenzio, si é svolto il rito dell’alzabandiera, altrettanto saturo di emozione, sull’onda dell’inno nazionale: davvero arduo riuscire a non essere coinvolti.

Secondo il colonnello Lorenzo Rivi, originario del luinese, i cento anni devono essere ritenuti solo una tappa nella prosecuzione di uno straordinario percorso durato un secolo, poi la folla si snodava in un serpentone che percorreva le vie di Luino, imbandierate di tricolore, per sconfinare accanto al lago, per dare la parola di nuovo a Stendhal, scrittore francese e cultore dell’arte, il quale s’immergeva nella bellezza dei luoghi con: “Se avete un cuore e una sola camicia, vendete la camicia e andate a vedere il Lago Maggiore” e ad Alessandro Manzoni: “II cielo di Lombardia com’è bello, quando è bello”.

Nei loro aforismi proseguirà il cammino degli Alpini al di là delle vie di Luino, oltre gli orizzonti lacustri, perché loro, le penne nere, saranno sempre li, con la loro dedizione, la loro solidarietà, il loro servizio, il loro sacrificio.