Erminio Frigerio

UNA MOSTRA AL MIRALAGO DI COLMEGNA

PER RISCOPRIRE IL TALENTO DI UN AUTENTICO ARTISTA

Aveva scelto come suo buen retiro, dopo il pensionamento, la casa di Stivigliano nel comune di Dumenza, paese dove aleggia ancora il ricordo di figure illustri che qui ebbero i natali, da Bernardino Luini a Raffaele Casnedi, a Bartolomeo Scappi, cuoco di Pio V, nel XVI secolo, autore del più grande trattato di cucina del tempo.
 In questa oasi di pace, nel 1988 Erminio Frigerio aveva finalmente raccolto la produzione artistica di tutta una vita in due esposizioni al salone «Casnedi» di Runo e al Centro Culturale «Vittorio Sereni» di Agra.

Erminio Frigerio riceve la medaglia d’oro dalle mani dello scultore Francesco Messina

Un uomo modesto

 Un successo inaspettato per un uomo che aveva fatto della modestia una regola di vita.
 Poi nel 1997 la scomparsa.
Ora il figlio Massimo, depositario di tutte le sue opere, ha avvertito l’esigenza di riproporle in prima istanza attraverso una mostra presso il Ristorante Miralago di Colmegna, Domenica, 27 Ottobre 2024.
In realtà Erminio è uno di quegli artisti che operarono nel silenzio, ma il tempo rende giustizia, lasciando sfiorire ai margini della strada i fiori caduchi e conservando quelli destinati ad un’eterna fioritura.
Frigerio, infatti, avrebbe potuto avvalersi dell’amicizia e della stima di illustri scultori coi quali ebbe modo di collaborare presso la fonderia d’arte Battaglia di Milano.

Era stimato da tanti

 C’erano tra loro Francesco Messina che lo premiò con medaglia d’oro, c’erano Giacomo Manzù, Enrico Manfrini, Arnaldo Pomodoro ed altri grandi maestri dell’arte contemporanea. 
Intanto Erminio sperimentava nuovi linguaggi pittorici, inoltrandosi nella storia delle antiche civiltà, affascinato da un decorativismo geometrico che si era mirabilmente concretizzato nella ieratica scrittura cuneiforme già in uso presso Sumeri, Babilonesi ed altri popoli asiatici.
 In essa vi coglieva misteriosi legami con una dimensione che trascende l’umano sentire.
In età giovanile aveva acquisito una solida preparazione artistica a Brera, sotto la guida del maestro Eugenio Pelini e si era formato in una prestigiosa bottega d’arte, come i maestri del nostro Rinascimento.
  Nel campo della scultura, egli privilegiò i volti familiari e quelli della cerchia amicale in cui trasfuse un’intensa partecipazione emotiva.
Ed è questo flusso di sentimenti che conferisce valore imperituro alle sue opere.
L’obiettivo della mostra era quello di far riscoprire il lascito di un uomo che ebbe l’immotivato timore di non essere all’altezza di altri coetanei più disinvolti di lui.
Un tardivo omaggio ad un autentico artista che operò per il proprio piacere personale incurante dei volubili giudizi umani.

Giorno della premiazione con la medaglia d’oro

 

LETTERA AL DI LA   DEL TEMPO MASSIMO FRIGERIO
AL PAPA’ ERMINIO

 

Grazie papà

Ci sono momenti in cui mi prende una grande nostalgia: sento la mancanza degli abbracci di mio padre, della sua voce suadente e incoraggiante.
Anche quando tornava a casa stanco dal lavoro, mio padre sapeva sempre ritagliarsi uno spazio per giocare con noi.
 Non mi ha mai imposto rigide regole di vita, ma col suo esempio mi ha insegnato come si affronta l’esistenza umana con le sue gioie, le sue fatiche, le sue delusioni e i suoi dolori.
Quando ho cominciato a giocare al pallone, mi seguiva passo passo, incoraggiandomi, infondendomi fiducia.
 E poi attraverso la sua ricerca del bello presente nelle sue opere ha affinato la mia sensibilità e mi ha reso più duttile sul piano umano, capace di immergermi nelle difficoltà degli altri per portare loro sollievo e consolazione.
 Anche nei suoi confronti, quando la salute è venuta meno, gli sono stato accanto: io sono diventato il suo sostegno, io sono divenuto suo padre, convinto che senza di lui la mia vita non sarebbe stata più la stessa.
Ora mi ritrovo qui con un prezioso patrimonio delle sue opere artistiche, maturate nel silenzio religioso di notti insonni dove il suo genio creativo gli era accanto per perpetuare il suo ricordo tra i posteri, ma prima di tutti tra le persone che amava.
Questo mi rimane di lui e non è poco.
Lo costudirò con cura e lo farò conoscere anche agli altri perché l’arte reca in sé stessa un incomprimibile anelito di eternità e di diffusività.
In quelle opere io rivivo le tappe più salienti della mia vita e non posso che dire «grazie papà» con un nodo che mi stringe la gola.      
                                                          

                                                                            Massimo

Alcune opere artistiche  di Erminio Frigerio

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