LE FIABE DI NONNA BETTA
IL MOSCERINO ED IL WATER
Accipicchia, pensò il moscerino, che bella piscina, tutta di marmo bianco. Mi piacerebbe proprio fare un bel tuffo ma non sono sicuro di saper nuotare. Sono nato da due giorni, per me due giorni sono davvero tanti visto che io vivo in media 15 giorni. Però devo dire che l’acqua mi attira molto.
Infatti mi hanno detto che a me dovrebbero piacere molto i luoghi umidi e qui in effetti c’è una grande umidità.
Io sono un bravo moscerino perché sto andando a scuola ed ho imparato che nel mio cervello ci sono 100.000 neuroni e che sono particolarmente importanti per la mia memoria.
Mi piace molto la frutta tanto che certe volte ci scavo proprio delle gallerie e ne faccio delle scorpacciate.
Qui sotto di me veramente non c’è frutta c’è solo questa grande piscina tutta di marmo bianco e mi piacerebbe proprio tanto fare un bel tuffo. Sono un po’ indeciso, mi tremano le zampette perché, ripeto, non so bene ancora se so nuotare. Quando all’improvviso una figura grande grande si avvicina e penso che mi stia guardando anzi no mi sta parlando mi sta dicendo: “Ma cosa ci fai lì moscerino? Guarda che se adesso io tiro l’acqua tu muori! Togliti di lì perché io devo usare il water”.
Io sinceramente non sapevo che questa grandissima piscina si chiamasse water però l’ha detto questa grande grande figura qui vicino a me, a scuola mi hanno insegnato che queste grandissime figure che si muovono nell’aria si chiamano umani che sono anche loro un po’ come noi perché nascono, mangiano, respirano, parlano, veramente noi non parliamo, comunichiamo con le nostre antennine e riusciamo a farci capire bene.
Questo umano oppure umana, non lo so, però è gentile perché mi sta dicendo di stare attento perché sono in un punto pericoloso.
Credo proprio che dovrò stare attento perché se scivolo in tutta quell’acqua e mi bagno le mie alette poi magari non riesco più a sollevarmi e volare via. Forse non vale la pena di rischiare solo per fare un bagno. Però proprio mentre sto facendo questi pensieri accipicchia una zampetta mi scivola e anche l’altra e ciuffete finiscono nell’acqua.
In effetti credo di saper nuotare perché le mie zampette si muovono velocemente e sto a galla, ma come faccio poi ad uscire di qui?
Per fortuna arriva l’umana credo che sia un’umana dalla voce che mi dice: “Te l’avevo detto di stare attento, adesso qui come facciamo?” Poi vedo che prende un pezzo di non so cosa, forse carta che a me sembra un lenzuolo e lo appoggia leggermente sull’acqua. Al momento non riesco a capire cosa vuol fare poi capisco perché i miei 100.000 neuroni funzionano, vuole offrirmi una piccola barchetta o uno scoglio al quale aggrapparmi. Infatti mi aggrappo, mi rendo conto che questa è carta e subito la carta mi assorbe l’acqua che ho sulle zampette e sulle ali, ah che meraviglia, mi trasporta, mi mette sul davanzale della sua finestra e io finalmente libero spicco il volo. Vorrei tornare indietro e dire all’umana grazie, grazie che mi hai salvato. Lo so che sono un piccolissimo moscerino ma servo anch’io su questa terra, servo perché faccio riprodurre i microrganismi e poi scavo, scavo con le mie zampette e così l’ossigeno entra nel terreno e fa crescere l’erba e i fiori, però come faccio a dirglielo, non parliamo la stessa lingua. Mi piacerebbe tanto imparare la lingua degli umani ma poi forse non avrei la forza di urlare così tanto per farmi sentire da loro. Però intanto mi godo la mia libertà e soprattutto ho imparato che bisogna stare alla larga da certe piscine water perché sono pericolose E se ci cadi dentro poi non riesci più ad uscire.
Però mi pare di sentire che l’umana che mi ha salvato è felice di averlo fatto. Anche se sono così piccolo, lei sa che servo anch’io a qualcosa.
Fiabe di nonna Betta