Caprioletto di nonna Betta

CAPRIOLETTO

Accidenti”, pensò il Caprioletto,” il sole si è già nascosto dietro la montagna e la mamma non è ancora tornata”.

Era il tramonto di una bella giornata di giugno, Caprioletto era nato da un mese, ma non si era mai mosso da quel punto del bosco, ben nascosto fra i rami coperti di foglioline color verde chiaro, nate da poco proprio come lui.

Dormiva su di un morbido lettino d’erba fresca, ogni tanto si alzava, faceva qualche piccolo passo, annusava curioso l’aria. Sentiva innanzi tutto l’odore rassicurante della sua mamma, poi anche altri profumi, alcuni dolci come quelli delle primule gialle, altri aspri come quelli delle ginestre bianche.

 

Ora, però, l’odore della sua mamma sembrava affievolito. Caprioletto aveva fame ma era anche tanto stanco perché il sole aveva ormai lasciato il posto al buio della notte.

Piano piano i suoi piccoli occhi si chiusero e si addormentò.

Lo svegliò un leggero solletico.
  Infatti, aperti gli occhi, vide un bel formicone di montagna che passeggiava tranquillo sul suo naso.
“Ehi amico, – esclamò – presto allontanati, perché sto per starnutire…” Il formicone fece un balzo ed una capriola, atterrò su di un filo d’erba e corse via a zampette levate.

 

Caprioletto si guardò intorno perplesso: dov’era la sua mamma? Non riusciva a sentirne bene l’odore, e poi aveva una gran fame.
Era incerto sul da farsi.
Un po’ esitante s’incamminò seguendo le quasi ormai impercettibili tracce lasciate dalla sua mamma.

 

Camminò tutto il giorno, era stremato quando arrivò vicino ad uno strano posto, non osava posarci sopra nemmeno una zampa.
 Si trattava di un terreno diverso dal prato o dal sottobosco che lui conosceva.
 Era di un colore scuro, e anche senza toccarlo sembrava massiccio e freddo.
 Caprioletto non lo sapeva perché non ne aveva mai viste, ma si trattava di una strada asfaltata.

Indebolito dal lungo viaggio, si lasciò cadere sulle zampe, ascoltando intimorito un rumore forte e sordo che si avvicinava.

Mamma, – pensava il povero Caprioletto – dove sei?
E cos’e quel mostro gigantesco che si avvicina tuonando come un temporale?”

 La paura lo aveva immobilizzato.

 Solo i suoi occhi funzionavano ancora.
Il mostro si era fermato proprio vicino a lui, ne scese un essere strano, “Deve essere un umano” pensò.
 Lui non ne aveva mai visti, ma la mamma glieli aveva descritti.
Sì, era un umano, camminava con due sole zampe, le altre due per il momento non le usava.
Si era avvicinato ed emettendo degli strani suoni dalla bocca, lo aveva sollevato da terra, usando appunto le altre due zampe che non gli servivano per camminare.

Un po’ per la fame, un po’ per la paura, il povero Caprioletto si lasciò depositare nella pancia del mostro.

In fondo era un buon mostro, ubbidiva ai comandi dell’umano che, manovrando uno strano cerchio, lo guidava.
Il rombo che prima l’aveva spaventato ora gli faceva da ninna nanna, si addormentò.

Si svegliò in un boschetto che gli umani chiamavano giardino.
 Era adagiato sull’erba morbida, intorno a lui c’erano tre umani che lo guardavano con sorpresa e meraviglia, e lui sentiva, sì sentiva, perché gli animali non parlano, ma riconoscono i sentimenti, sentiva che volevano il suo bene.
Lo nutrirono con il latte, lo riscaldarono con una coperta e lo accarezzarono finché si addormentò nuovamente.

 Trascorsero alcuni mesi e Caprioletto era cresciuto, aveva un bel pelo morbido e lucido e due grandi occhi vivaci.
 Il giardino dei suoi umani era diventato la sua casa, c’erano tanti gustosi germogli da gustare ed anche alcuni fiori erano proprio saporiti.

 Gli umani poi gli servivano a pranzo e a cena squisitezze come carote, mele, pere. Era un Caprioletto felice.

Un giorno vide entrare dal cancello una piccola umana, si osservarono da lontano, Caprioletto era seduto sul prato e la piccola umana era ferma, sulle due zampe, aveva un vestito di un colore uguale a dei fiori che lui conosceva.
 La piccola umana si avvicinò, Caprioletto fece lo stesso e comprese, come sanno fare gli animali, che anche lei voleva il suo bene.
Diventarono amici, giocarono insieme e ogni tanto facevano delle brevi passeggiate nel bosco.
 Fu durante una di queste passeggiate che Caprioletto vide tra i rami uno splendido capriolo adulto, con il pelo bruno e lucido e due occhi vivaci.
 Caprioletto sentì che gli voleva bene: era la sua mamma.

Le fiabe di nonna Betta

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