La casa degli artisti

L’ALBERO SENZA RADICI AVVIZZISCE E MUORE

Oggi vorremmo vivere in un eterno presente, preoccupati solo del prosastico quotidiano, ma può un albero rivestirsi di foglie e di fiori a primavera e fruttificare nella calda estate se si recidono le sue radici?

Il tronco dei Colmegnesi che ci hanno preceduto ha posto basi solide  nel passato.

Ne sono una palese testimonianza i due monumenti ai Caduti di tutte le guerre: la fontana sul lungolago di Via Palazzi e il tempio votivo di Santa Rita con la campana che scandisce i suoi rintocchi al morir del giorno nel mesto ricordo di chi ha sacrificato la vita per donarci un tempo migliore.

E che dire delle vie intitolate anch’esse ai Caduti, sfortunati figli di questa terra strappati alla vita nel fiore degli anni? 

Ed in tempi più recenti il lungolago dedicato al grande Guido Petter, giovane combattente per la libertà sulle montagne dell’Ossola e fondatore della facoltà di psicologia dell’Università di Padova, scrittore e ricercatore?

Ora si aggiungono altri due capitoli al libro dei ricordi: la targa alla Torretta dove vissero e operarono illustri artisti delle casate Cenni e Cantù e la targa di fronte a Casa Casneda dove trascorreva le sue laboriose estati il pittore Raffaele Casnedi, prestigioso docente presso l’Accademia di Brera.

Questi memoriali non sono inutili blasoni; conferiscono invece prestigio alla comunità di Colmegna di cui  dovremmo orgogliosamente sentirci parte

Pittori

 ITALO CENNI

Autoritratto

(Milano 1875 – Colmegna1956).
Figlio del grande Quinto Cenni, pittore, storico e studioso di uniformi militari a cui Milano dedicò una via, fu il continuatore dell’opera del padre.
Compì i suoi studi all’Istituto di Belle Arti di Brera, dove ebbe come maestri Pogliaghi, Bignami e Archinti.
Durante i 
suoi soggiorni a Colmegna, conobbe e sposò Maria Cantù.
Dal 1905 al 1925 insegnò disegno e ornato al 
Collegio Arcivescovile di Saronno.Durante questo periodo affrescò molte chiese tra le quali la parrocchiale di Crodo, quella di Caviano (CH), la canonica di Brezzo di Bedero e le chiese di Cadero e Garabiolo.
Nel 1914 pubblicò per i tipi dell’editore Vallardi L’esercito italiano.
Lavorò anche per Pettinaroli e Duval che divulgavano i suoi quadri su cartoline e almanacchi.
Fu inoltre un apprezzato illustratore di libri di storia destinati alle scuole.
Alcune sue opere si trovano in Inghilterra, Spagna e Belgio.

PINO CANTÙ

Autoritratto

(Milano 1909 – Luino 1988). Diplomatosi a Brera, nel 1935, partì per la Somalia, animato da un vago
desiderio di evasione, affascinato da un paesaggio primordiale che si sarebbe fissato nella memoria in maniera indelebile.
 Il suo ritorno in Italia nel 1940 lo vide protagonista di un susseguirsi ininterrotto di esposizioni, dalla Mostra Provinciale di Belle Arti di Milano, alla Mostra del Lavoro al Castello Sforzesco.
 Divenne socio della Permanente, della Famiglia Meneghina e della Famiglia Artistica Milanese.
Il Comanducci si interessò di lui e pubblicò una sua opera ed un testo critico.
 Nel 1973 la rivista Bolafi fiarte uscì con un inserto redatto dal critico Alberto Sala.
Dal 1974 è ufficialmente inserito nel catalogo Bolaffi. Ricevette come ritrattista diverse commesse da parte dell’ambasciatore di Santo Domingo, Calderon, che divenne un suo grande estimatore.
 A Colmegna Pino Cantù operò quasi ininterrottamente dal1949 fino alla morte.
 «Pino Cantù, eclettico artista, domina il colore, padroneggia la tecnica e lascia dietro di sé moltissime opere» (Vittorio Sgarbi). 

 ANGELO CANTÙ

Autoritratto

(Milano 1881-1955).
Allievo di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone, si diplomò a soli 20 anni all’Accademia di Brera di cui divenne socio onorario.
Nel 1913 raggiunse in Brasile il fratello Agostino, musicista e compositore di chiara fama. Qui dimostrò una disinvolta abilità ritrattistica, nel solco di una consolidata tradizione ottocentesca.
Nel 1914, a Rio de Janeiro gli venne conferita la medaglia d’oro per l’opera Attraversando o lago.
 La sua fama si consolidò nel 1922 a Santos in occasione dell’inaugurazione del ritratto della principessa Isabel, detta la Redemptora per aver abolito nel 1888 la schiavitù.
Angelo Cantù ottenne una sorta di consacrazione a pittore nazionale e da questo momento fu tra i pittori più contesi dall’alta società brasiliana.
Sul Lago Maggiore, era spesso ospite alla Torretta di Colmegna della sorella Maria, moglie del pittore Italo Cenni.
Nella nostra zona eseguì anche gli affreschi del santuario di Moscia a Campagnano e i medaglioni che ornano la parrocchiale di Monteviasco.
 Di lui rimangono molte opere in collezioni private.

Raffaele Casnedi

Filippo Tobia Raffaele Casnedi nacque a Runo di dumenza da Pietro Casnedi e Angela “Angelina” Spaini, una famiglia appartenente alla nobiltà lombarda.
Aveva tre sorelle e due fratelli, tra cui Palamede Casnedi, che sarà il primo fra gli ufficiali dei Bersaglieri a entrare in Roma dalla breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870.
Raffaele fin da bambino si dedicò al disegno ed alla pittura (che esercitava su qualsiasi superficie), anche in chiese e cimiteri; trasferitosi a Milano, invece di continuare l’attività familiare nel 1840 s’iscrisse all’Accademia di Brera, con disappunto dei genitori.
Qui divenne allievo di Giuseppe Sogni per disegno e figura, e di Luigi Sabatelli per pittura affreschi nelle chiese di San Pietro, a Novara, e di Sant’Antonio Abate, a Valmadrera, assieme ai suoi maestri Sogni e Sabatelli. 
Nel
1846 dipinse Due muse, in un medaglione del ridotto del teatro di Mortara; da allievo braidense ottenne diversi premi. Concluse i suoi studi dieci anni dopo, nel 1850.

Buno Polli

IL portico del diego

(Trieste 1910 – Milano 1995).
Frequentò il ginnasio 
a Montepulciano in Toscana.
Dopo la morte dei genitori, rientrò a Trieste per qualche anno, poi si trasferì a Firenze e quindi a Milano dove lavorò come esperto di ottica e frequentò l’accademia di Brera.
Nel ‘46 sposò Susanna Todeschini con la quale ebbe una figlia.
Dopo un lungo impiego in un’azienda che produceva spettrofotometri, fu assunto da un istituto di ricerca a livello nazionale (CISE) per lo studio delle applicazione del laser.
Nel ‘75 si trasferì con la Durante tutta la sua vita, fin dagli anni giovanili, dimostrò grande amore per la pittura, studiandola e praticandola, sperimentando anche varie tecniche, privilegiando però quella acquarellista.
Dipinse soprattutto paesaggi e nature morte.

Quinto Cenni

Dipinto di Quinto Cenni

Nacque nel 1845 , a Imola da una famiglia di idee liberali, suo cugino Guglielmo Cenni è citato fra le truppe garibaldine 1860 e del 1866 Nel 1856, alla morte del padre, i numerosi figli si dispersero .
 Quinto si trasferì Bologna, dove, grazie a piccoli sussidi ottenuti dall’amministrazione di Imola, poté iscriversi alla locale Accademia di Belle Arti.
 All’accademia si interessò delle nuove tecnologie legate alla pittura, in particolare fra il 1862 ed il 1867 studiò xilografia con Francesco Ratti.
 Nel 1867, dopo la morte anche della madre, si trasferì a Milano per continuare studiare xilografia all’ Accademia di Brera.

La  vita l’ opera di Quinto Cenni su issuu

Franco Cenni

Franco Cenni ritratto di Elda Cenni

LETTERE DAL BRASILE. 
Quando Silvana, la nipote del pittore Italo Cenni, mise a disposizione l’archivio di famiglia per una ricognizione storica, non avrei mai immaginato di trovarvi una mole di lettere di Franco indirizzate alla madre Maria ed al padre Italo.
 Era questa la modalità per rendersi presente ai genitori lontani che mai più l’avrebbero rivisto di persona.
 Franco aveva voluto, come nella storia surreale di di Dorian Gray, alimentare l’illusione che i segni della decadenza fisica non avrebbero sfiorato né lui né i suoi cari dall’altra parte del mondo.

UN RETROTERRA RICCO DI STIMOLI CULTURALI.
 
Franco era nato e vissuto in un ambiente saturo di ricordi e quanto mai stimolante dal punto di vista culturale.
 Il nonno Quinto, pittore e ricercatore storico, cui Milano avrebbe dedicato una via, era stato al seguito dell’esercito regio in qualità si direbbe oggi di fotoreporter.
Fu l’amicizia col Generale conte Genova Thaon di Revel, Tenente Comandante del 2° Corpo dell’Esercito, in seguito senatore del Regno, che gli permise di addentrarsi nella conoscenza dell’ambiente militare.
 Egli, infatti, lo invitava costantemente alle grandi manovre.
E proprio nel corso di una di queste esercitazioni, tenutasi nel Varesotto, poté incontrare direttamente il Re Umberto I che gli concesse un sussidio di mille lire dalla sua cassetta privata per il suo album «Custoza», la prima opera delle numerose pubblicazioni che lo resero famoso.

UN NONNO AMANTE DEL NOSTRO LAGO. 
Quinto Cenni scelse di soggiornare per lunghi anni sul nostro lago, dove il figlio Italo, continuatore della sua opera, si stabilì definitivamente e dove riposa nel piccolo cimitero di Colmegna.
L’altra figlia, Elda, pure lei scrittrice e pittrice miniaturista che lavorò per Casa Savoia, nelle sue memorie, ricorda con accenti di profondo affetto i soggiorni lacustri del padre: «A Colmegna saliva per le belle montagne a cercarvi l’ombra, a contemplare la magnifica veduta del lago, a traverso i rami dei castagni.
 E sul prato della Torretta si godeva la compagnia dei bimbi del suo primogenito Italo, di Naide e di Franco che giocavano vivaci e belli, correndosi intorno: spesso si divertiva a scherzare con essi, e spesso anche raccontava loro le lontane vicende della sua scuola; ma scherzasse o li istruisse, il nonno Quinto fu sempre il più temuto, perché, memore delle antiche consuetudini cui era stato soggetto, egli seppe farsi amare, ma anche rispettare sempre».

ANGELO E AGOSTINO CANTU’.
  
In famiglia si distinguevano però altre figure prestigiose, come lo zio Angelo Cantù, vissuto per lungo tempo in Brasile dove divenne famoso per aver dipinto il ritratto della principessa Isabel di Braganza, detta la Redentora, per l’azione umanitaria da lei condotta in favore dell’abolizione della schiavitù.
 Non meno importante lo zio Agostino Cantù, titolare della cattedra di composizione presso il Conservatorio Drammatico Musicale di S. Paolo, autore di successo che seppe conferire alle sue opere un carattere genuinamente brasiliano, basato sui ritmi tipici del folclore sud americano.

LA SUA FORMAZIONE IN AMBIENTE MILANESE. 
Franco Cenni nacque a Milano, il 15 novembre 1909.
Frequentò il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti dal 1927 al 1931, periodo in cui seguì un corso di decorazione e disegno.
 Giunse a San Paolo alla fine del 1931 per sposare la cugina Elsa Cantú (Zitú), che aveva conosciuto durante le vacanze a Luino e con la quale avrebbe avuto due figli, Mario e Roberto.

I PRIMI PASSI NEL NUOVO MONDO BRASILIANO.
 
Nei suoi primi anni in Brasile sui giornali della città di San Paolo si impose per i suoi articoli di critica teatrale e sulle arti figurative.
Fu uno degli ideatori della «Família Artistica Paulista» insieme ad Alfredo Volpi, Mario Zanini e Aldo Bonadei.
 Secondo i critici più accreditati, quello di Cenni fu un modernismo moderato, come del resto quello di tutti gli altri membri della «Familia».
 Sul suo lavoro espressero lusinghieri giudizi Sérgio Milliet e Mario de Andrade, che lo considerava un eccellente disegnatore.

LA PITTURA NEL DNA. 
Pittore di cavalli e paesaggista particolarmente ispirato da scene di vita agreste dell’interno dello Stato di San Paolo, Franco Cenni realizzò mostre personali a Rio de Janeiro e a San Paolo e partecipò a varie esposizioni collettive.
Fu premiato nel Salão Paulista de Belas Artes negli anni 1943, 1945 e 1946.

SCENOGRAFO E FOTOGRAFO DI QUALITA’. 
Nell’ambito del cinema brasiliano lavorò come scenografo per la Companhia Cinematográfica Maristela e per la Vera Cruz e fu azionista della Multifilmes, per la quale creò gli scenari di «O Destino em Apuros» (1953), primo lungometraggio a colori brasiliano.
 Come direttore di produzione della Corona Filmes, realizzò «Sob o Céu da Bahia» (1956), film premiato per la fotografia al Festival di Cannes. Prese parte a circa venti film, tutti realizzati negli anni ‘50.

UN PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO LETTERARIO.
 
Nel gennaio del 1960 vinse il concorso promosso dalla Companhia Antarctica Paulista, il Premio Italia, per opere letterarie sulla presenza degli italiani nella storia e nello sviluppo del Brasile.
 Il concorso fu indetto in occasione della visita in Brasile dell’allora presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e ne risultò il libro Italianos no Brasil, pubblicato all’epoca dalla casa editrice Martins.

REGISTA OLTRE CHE SCENOGRAFO. 
Negli anni ‘60, con la crisi del cinema dello Stato di San Paolo, Cenni partecipò a stagioni liriche del Teatro Comunale della sua città come regista e scenografo.

SI RINSALDANO I RAPPORTI CON LA MADRE PATRIA.
 
Fu anche redattore capo del Fanfulla, giornale della comunità italiana di San Paolo e lavorò con Edoardo Bizzarri presso l’Instituto Cultural Italo-Brasileiro.
Ricevette la Medaglia d’argento della Direzione Generale delle Relazioni Culturali del Ministero degli Affari Esteri (1962) e fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (1963).
 A partire dal 1967 fu direttore dell’Auditorio Italia e della Galeria de Arte Italia.
 In tale veste invitò artisti italiani e incentivò l’allestimento di creazioni teatrali di registi di avanguardia.
Concluse la sua vicenda terrena a San Paolo il 26 febbraio 1973, dopo aver vissuto più di quarant’anni in Brasile.
Grazie al figlio Roberto e alla sua gentil signora Rosie, tornati in Italia per rivedere i luoghi dove il padre aveva trascorso la sua giovinezza, ed in particolare la casa avita della Torretta di Colmegna, siamo venuti in possesso della documentazione iconografica delle opere di Franco Cenni che qui di seguito mostriamo.
Un italiano doc dunque che ha offerto un significativo contributo alla diffusione della cultura del nostro Paese oltreoceano.

Musicisti

Giuseppe Cantù

Nella seconda metà dell’ottocento, la famiglia Cantù era entrata in possesso della «Masseria Torretta» di Colmegna, dove trascorreva soprattutto il weekend e le vacanze estive.
Un personaggio molto importante è senza dubbio Giuseppe Cantù deceduto nel 1913, primo
Ottavino dell’orchestra della Scala di Milano. 

 

              

Lapide sulla tomba di Giuseppe Cantù al Monumentale di Milano

Fu il figlio Agostino ad ereditare la passione per la musica.
Nato a Milano il 24 Aprile 1878, Agostino frequentò il Conservatorio Giuseppe Verdi dove  nel 1903, conseguì un brillante risultato con una composizione che gli procurò la nomina a professore sostituto nell’ambito stesso del Conservatorio.
Nel concorso internazionale istituito nel 1904 dalla casa editrice Sonzogno, la sua opera Il poeta fu premiata da una commissione che riuniva le più eminenti personalità artistiche di tutta Europa. 
 La sera del debutto, tra il pubblico era presente anche Pedro Augusto Gomes Cardim, fondatore del Conservatorio drammatico musicale di San Paolo.
  Colpito dalle non comuni doti del giovane compositore, gli offrì un prestigioso incarico accademico.
Agostino, dopo aver diretto i concerti organizzati nell’ambito della grande esposizione mondiale di Milano, il 6 maggio 1908 sbarcò in Brasile dove prese possesso della cattedra di piano e di armonia presso il Conservatorio di San Paolo. 
 Nel 1927 fu eletto socio onorario della società dei concerti sinfonici di San Paolo.
Collaborò inoltre col maestro Chiaffarelli nell’organizzazione delle periodiche serate musicali che contrassegnarono la storia della vita artistica di San Paolo col nome di «Vesperais».
 A conferire prestigio a questi concerti furono maestri di fama internazionale.
A Colmegna, dove aveva trascorso le estati felici dell’infanzia e della sua promettente giovinezza, Agostino aveva acquistato la casa dello zio Francesco.
Forse in tarda età sperava di concludere qui la sua avventura terrena.
 La vecchiaia segna spesso un ritorno alle proprie origini tanto più dolce quanto più doloroso fu un tempo il separarsene.
 Non gli fu possibile realizzare quest’ultimo sogno: la sua uscita di scena definitiva ed irreversibile avvenne il 27 dicembre 1943.

Ultimi post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto