CHE CI FA S. ANTONIO ABATE NEL CUORE DEL VECCHIO BORGO DI MACCAGNO INFERIORE?

CHI ERA S. ANTONIO ABATE?

Sant’Antonio abate, visse tra il 251 e il 356 in Egitto.
  Era un eremita del deserto, che abbandonava periodicamente per soccorrere gli infermi e istruire i cristiani nella fede.
  Viene raffigurato in vesti episcopali talvolta con una fiamma nella mano, simbolo di sapienza, oppure circondato dagli animali da cortile, fra cui l’immancabile porcellino.

PERCHE’ A MACCAGNO E NON SOLO?

Affresco di Sant’Antonio a Maccagno Inferiore

Il suo culto è popolare fin dal Medioevo e nell’ Occidente è riconosciuto patrono dei macellai, dei contadini, dei lavori dei campi, degli allevatori e protettore degli animali domestici.
Sant’Antonio abate da sempre è invocato come protettore contro le malattie, come l’Herpes Zoster, popolarmente noto come «fuoco di Sant’Antonio».
 Nell’antichità veniva invece chiamato «ignis sacer» (fuoco sacro) per il bruciore che provoca.
Il Fuoco di sant’Antonio è una malattia infettiva molto dolorosa dovuta al virus della varicella infantile (varicella-zoster virus o VZV), lo stesso che causa la varicella.
 S. Antonio è invocato anche per ritrovare oggetti smarriti e un tempo anche dalle ragazze in cerca di marito.
Intorno alla sua festa si sono cementate tradizioni molto care alla gente, come la vendita delle castagne affumicate, le «biligòcc e la benedizione di animali e di veicoli.

QUANDO FU DIPINTO L’AFFRESCO GIUNTO FINO A NOI?

Lo testimonia, sul lato sinistro di chi guarda, una scritta sul dipinto che attesta la sua vetustà. Fu infatti commissionato da un certo Beltramo di Maccagno Inferiore al pittore Andrea Clerici di Maccagno Superiore nel 1534, probabilmente per la facciata della propria abitazione, forse come ringraziamento per una grazia ricevuta.  

 UNA DEVOZIONE SENTITA

Diffusa era la devozione a S. Antonio abate anche nella nostra zona.
 Meta di pellegrinaggi annuali da molti paesi della Valcuvia e della Valtravaglia divenne il S. Antonio al Monte sul versante nord del monte Nudo.
Le processioni partivano dalla chiesa del proprio paese per risalire lungo la dorsale della montagna, scandite dal canto e dalla recita di preghiere d’intercessione.
 I fedeli venivano accolti dai frati Serviti che gestivano anche un altro grande convento ad Azzio costituito da una chiesa e da tre chiostri concentrici.  

DALLA SVIZZERA A VICONAGO

Interno della chiesa di Sant’ Antonio a Viconago

Anche la chiesa di Viconago, oggi monumento nazionale, è dedicata a S. Antonio Abate.
 La dedicazione al santo risale probabilmente alla fine del XII secolo, anche se la costruzione della chiesa potrebbe essere collocata tra il 1100 ed il 1125, come evidenzia l’accurato studio pubblicato da Alessia Bianchi nel 2014 (Nastro & Nastro editore).
A quel tempo Viconago rientrava sotto la giurisdizione della pieve di Agno, cui facevano capo non solo parrocchie della Svizzera, ma anche alcune in territorio italiano.
 Ed è a due sacerdoti di Morcote dove era particolarmente vivo il culto di S. Antonio, che va ricondotta l’attuale dedicazione della chiesa di Viconago affidata alle loro cure pastorali.

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_abate

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