Stracciaio

FIGURE DEL PASSATO: LO STRACCIVENDOLO

«Strascée, strasciaio, ossi, donne, strasci, pel de cunili!» Era questo l’itinerante richiamo dello straccivendolo che, tra il materiale da raccogliere, inseriva maliziosamente anche il termine donne. Se ne andava per le contrade ripetendo fino alla noia il suo leitmotiv.

  Era l’antesignano della moderna raccolta differenziata.

Acquistava, infatti, stracci che sarebbero stati rivenduti per la produzione della carta, ossi per ricavarne oggetti vari, pelli di coniglio essiccate per trarne pellicce. Qualcuno ricorda ancora una compagna di scuola che si era presentata in classe con una vistosa pelliccia di lapin, ereditata da una vecchia zia di Parigi. Nessuno coi propri cappottini di panno sembrava in grado di poter competere con lei fino a quando non si venne a sapere che il lapin era soltanto un semplice pelo di coniglio.

 Lo straccivendolo era munito di una stadera,

 un tipo di bilancia basato sul principio della leva, formata da un’asta molto allungata tarata direttamente in kilogrammi e sue frazioni mediante tacche. Lungo l’asta si spostava il peso. All’estremità dell’asta era montato il piatto su cui si poneva la merce da pesare. Compiuta questa operazione iniziava una vivace contrattazione nella quale il venditore e l’acquirente cercavano di realizzare il massimo profitto. Una figura che appartiene al passato ma che ha esercitato un fascino particolare specie nella società rurale e contadina.

La stadera è una bilancia di origine etrusca e romana, il cui funzionamento si basa sul principio delle leve. È costituita da una leva con bracci diseguali e un fulcro fisso1. Sul braccio più lungo, scorre un peso detto “romano”, mentre sul braccio più corto si posiziona la merce da pesare. Facendo scorrere il peso lungo la scala graduata, si raggiunge una posizione di equilibrio in cui il braccio graduato si porta in posizione orizzontale. Da questa posizione, è possibile leggere il peso cercato2Questo tipo di bilancia era utilizzato per misurazioni di limitata entità (massimo 15-20 kg), mentre per pesi consistenti, il fulcro veniva vincolato appendendolo a un supporto fisico stabile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto