Curiglia – San Carlo

LO SAPEVATE CHE:

sulla strada di Curiglia, si staglia un antico monumento dedicato a S. Carlo? L’arcivescovo di Milano, infatti, visitò tutte le terre più remote, compreso Monteviasco

Monumento a San Carlo

La gente di Curiglia, prima di intraprendere un viaggio si raccomandava sempre alla protezione di S. Carlo, soprattutto quando le donne dovevano transitare con le gerle cariche di provviste.
Accadde – raccontava il parroco Luigi Dellea – che una povera donna che portava a Curiglia una damigiana di olio in pieno inverno, temendo di cadere, aveva pregato S. Carlo di proteggerla.
Ciò nonostante, la poveretta ruzzolò e la damigiana andò a schiantarsi contro un faggio. La donna in preda allo sconforto per il danno subito rivolse a S. Carlo che non l’aveva protetta la seguente irriverente lamentela:
«S. Carlo, öcc de bò né ti te gh’nee, né mi agh’n’ò» (S Carlo, occhio di bue, né tu ne hai né io ne ho).
Sempre il parroco Dellea riferisce la vicenda di due cacciatori di Luino e di Due Cossani.
 Uno di loro, dopo aver perlustrato l’intera vallata senza riuscire a catturare nemmeno una piccola preda, giunto davanti al monumento a S. Carlo, imbracciò la doppietta e puntatala verso il santo con ira premette il grilletto dicendo: «Almeno questa prendila tu».
I pallini troncarono un dito della mano sinistra forando anche la tesa del cappello del santo.
L’uomo si rivolse al compagno invitandolo a fare altrettanto, ma questo gli rispose; «Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi».
 Rientrato a casa dopo il tramonto, il sacrilego cacciatore cadde a terra fulminato. Fatalità o giusto castigo?

Le foto sono di Claudio Zumbo, un abile ciclista, amante della natura che nel tempo libero percorre tutte le nostre valli

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