L’aveva regalata Silvestro Passera la campanella che ogni giorno con i suoi rintocchi argentini scandiva l’inizio e la fine del tempo scuola.
Era stata collocata sul campaniletto costruito sopra il tetto dell’edificio destinato ad ospitare l’asilo e la scuola elementare.
La tenacia dei Colmegnesi, a inizio secolo, aveva in men che non si dica realizzato un sogno accarezzato da tempo: affrancarsi dalla dipendenza di Agra per avere una propria autonomia scolastica.
I bambini di Colmegna dovevano, infatti, percorrere l’erta salita che portava ad Agra, macinando quotidianamente 3 km di andata e 3 km di ritorno.
Un tour de force che a lungo andare scoraggiava la frequenza scolastica ed alimentava il disimpegno di molti ragazzi destinati ad un irrimediabile analfabetismo.
Niente di drammatico per le famiglie più indigenti che vedevano aumentare la disponibilità di braccia per i lavori in campagna.
Ora però la campanella, sopra il nuovo edificio, era lì per ricordare ogni mattina l’impegno di una generazione di Colmegnesi che avevano lottato e lavorato per un’ambita emancipazione.
Poi vennero i tristi giorni del secondo conflitto mondiale e la sua garrula voce fu messa a tacere.
Insieme al bronzo del monumento ai Caduti posto sul lungolago, anche la campanella dell’asilo fu rimossa dal suo trono d’onore per essere trasformata in armi belliche.
Passarono lunghi anni in un silenzio assordante fino a quando la famiglia Lattuada decise di donare la campana del filatoio, ormai dismesso, all’asilo di Colmegna.
Una rinascita per una campana che ancor prima dell’avvento delle sirene richiamava schiere di lavoranti alla fatica quotidiana tra i telai rumorosi e instancabili in un ambiente saturo di umidità.
Così negli anni settanta la campanella tornò a suonare sopra il campaniletto dell’asilo come segno di speranza per un futuro che si delineava ancora denso di indefinibili incognite.