Il palloncino

Il sole e il palloncino

Era una bellissima giornata, il cielo era colorato di azzurro ed il sole, mentre allungava i suoi raggi caldi e splendenti verso la terra, si divertiva a guardare quello che stava succedendo quaggiù.
Vedeva una piazza circondata da vecchie case di sasso, muretti e cespugli con margherite e menta profumata, da lassù cercava di annusare, allungando il naso, per sentire il profumo fresco della menta

 La piazza era affollata, c’era tanta gente che camminava lentamente tra le bancarelle del mercato, era tutto molto colorato, ma il sole, che era curioso, voleva vedere ogni cosa e cercava di infilare i suoi raggi attraverso le tende che coprivano le bancarelle.  

Vide dei grandi cesti pieni di frutta e disse: “Ohi là chi si rivede!
 Le mie amiche pesche ed i miei amici mirtilli!
Come state?”
 I mirtilli che stavano chiacchierando tutti insieme come al solito, si zittirono e guardarono verso l’alto esclamando in coro “Oooh, nostro amico sole, quest’anno il tuo calore ci ha fatti diventare belli grossi, qui andiamo a ruba!!” 
 Le pesche invece, che si davano un sacco di arie ed ignoravano volutamente i mirtilli, dissero: “Caro sole come va?
 Noi siamo adagiate con ordine in questo cesto, non siamo certo agitate e confusionarie come questi noiosi e petulanti mirtilli, domani chiederemo di essere messe vicino alle nostre cugine prugne, almeno loro sanno come comportarsi!”

Il sole, che era abituato a queste dispute, si fece una bella risata e siccome quando il sole ride anche gli uomini diventano più allegri, tutta la gente del mercato cominciò a sorridersi ed a salutarsi vicendevolmente.

In un angolino del mercato, dove c’era un po’ d’ombra, un omino non molto giovane, con un cappellino verde in testa, stava seduto su una seggiolina di legno e stringeva in mano un bel mazzo di palloncini colorati.

 I palloncini parlottavano fra di loro ed aspettavano che i bambini venissero a prenderli.
 Era così bello correre insieme ad un bambino, fare dei grandi salti e poi, con un po’ di fortuna, sfuggire di mano al bambino e finalmente vedere tutto il resto del mondo!

Un palloncino in particolare era molto agitato e l’omino, che li conosceva uno per uno, aveva il suo bel da fare per stringerlo saldamente in pugno senza farselo sfuggire.

 Questo palloncino era color arancione ed era veramente deciso a spiccare il volo per vedere finalmente il resto del mondo.

L’omino cercava di calmarlo dicendogli: “Sta tranquillo, arriverà anche il tuo turno!
E poi guarda che lassù in cielo ci sono tanti pericoli, è meglio se te ne stai qui con gli altri”.

Il palloncino arancione però non voleva sentir ragioni.
Approfittando di un momento di distrazione dell’omino, che essendo molto goloso, si era incantato a guardare un bambino che orgogliosamente leccava un cono di gelato, si sfilò dalle sue dita e gridando agli altri palloncini: “Arrivederciiii” cominciò a volare in alto, in alto, tanto in alto che in un momento non fu che un puntino arancione nel cielo azzurro.

“Volareeeeee, che bello” cantava felice il palloncino, e intanto saliva sempre più in alto.
Era circondato da un immenso azzurro e sentiva il tepore dei raggi del sole, era una sensazione veramente indescrivibile, si sentiva leggero come una piuma e continuava a salire mentre la piazzetta del mercato sotto di lui diventava piccola, piccola.
 L’omino non si vedeva quasi più, i suoi fratelli palloncini erano una macchiolina colorata e confusa, ma a lui non importava, doveva salire ancora più su, più su, fino al sole…

Il sole intanto, anche se ad alcuni poteva sembrare un po’ distratto e sonnolento, vedendo avvicinarsi quella macchiolina arancione, mandò uno dei suoi raggi ad avvisarlo di fermarsi, perché, andandogli troppo vicino, avrebbe potuto scoppiare per il caldo. In effetti il palloncino cominciava a sudare e quando il raggio gli comunicò il messaggio del sole, tentò di rallentare la sua corsa ma purtroppo non riuscì: nessuno gli aveva mai detto come invertire la marcia, non aveva la patente lui!!

Era ormai quasi vicino al sole, infatti, lo sentiva russare leggermente, il sole ogni tanto schiacciava un pisolino, così tanto per ingannare il tempo.
 Il palloncino cominciò a gridare: “Soleeee, soleeee, cosa devo fare per fermarmi? Aiutami per favore!” Il sole sentì la voce del palloncino e pensò: “Eccone un altro, siamo alle solite, mai che ascoltino i consigli di chi e un po’ più vecchio di loro!”

L’unica cosa da fare per aiutare l’incauto palloncino era di chiamare il suo amico vento e chiedergli di soffiare una brezzolina, non molto forte, altrimenti il palloncino si sarebbe spaventato e spingerlo verso il basso.
 E siccome spesso si dice “veloce come il vento”, il vento fu lì in un baleno: “Eccomi sole, mi hai chiamato?”
“Sì – rispose il sole – per favore aiuta quel palloncino e spingilo più giù che puoi, magari vicino ad un albero o ad un cespuglio”.
 Il vento, sempre felice di rendersi utile, soffiò leggermente e spinse delicatamente il palloncino sempre più giù, finché raggiunse un cespuglio di felci giganti.
 “Pfuiii, sono salvo!” esclamò il palloncino cercando di aggrapparsi meglio che poteva ai lunghi e sottili rami verdi.

Le felci, che erano vegetali molto affabili e conversavano volentieri con insetti, uccellini e farfalle, furono felicissime di fare la conoscenza di un palloncino e dissero: “Ciao, non abbiamo mai visto un animale come te, o forse sei un fiore spaziale?”
 Il palloncino, probabilmente anche a causa della tensione accumulata per il pericolo che aveva corso, cominciò a ridere e rideva, rideva, felice di essere in salvo.
Le felci dissero ancora: “Beh, se non altro, sei un tipo allegro!”

Quando vi capiterà di fare una passeggiata nel bosco, se incontrerete un cespuglio di felci giganti, chiedete loro che fine ha fatto poi il palloncino perché anch’io sono curiosa di saperlo!!

1 commento su “Il palloncino”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto